Vai al contenuto

Il cosplay nella cultura del mondo

    Il fenomeno del cosplay da film e serie TV, che unisce passione per i personaggi di fumetti, film e videogiochi, può sembrare un’iniziativa esclusivamente legata alla cultura pop moderna. Se lo analizziamo da una prospettiva più ampia, si rivela come una pratica che offre un interessante punto di convergenza e contrasto tra le tradizioni orientali e quelle occidentali. In entrambe le culture, l’atto di travestirsi e impersonare una figura, sia essa storica, mitologica o immaginaria, ha radici profonde che affondano nella relazione tra identità, ritualità e trasformazione. La questione del travestimento, così come il cosplay, ci costringe a riflettere su come le due sfere culturali abbiano interpretato il concetto di identità, maschera e liberazione, pur rimanendo ancorate a paradigmi molto diversi.
    In occidente, l’atto di vestirsi nei panni di un altro, che si tratti di un supereroe dei fumetti o di un personaggio di film iconici, spesso viene visto come una forma di evasione, un gioco che consente all’individuo di fuggire dalla sua realtà quotidiana per immergersi in un mondo fantastico. La cultura occidentale ha un’idea di individualismo che promuove la costruzione di un’identità forte e unica, un individuo che si definisce attraverso le sue azioni e scelte. Il cosplay, in quest’ottica, diventa un mezzo per sperimentare diverse versioni di sé, per provare nuove identità e riflettere su aspetti della propria personalità che altrimenti rimarrebbero nascosti. Il cosplayer, che si trasforma in un personaggio iconico, non fa altro che esplorare una nuova dimensione del sé, senza mai perdere il legame con la propria realtà. L’Occidente celebra questa libertà di espressione, vedendo il travestimento come una modalità di autoliberazione che, pur nei limiti del gioco, permette di esplorare una varietà di ruoli.
    Allo stesso tempo, se consideriamo la tradizione orientale, l’atto di travestirsi assume connotazioni diverse. In molte culture orientali, l’uso della maschera e del travestimento è spesso legato a pratiche rituali e spirituali, dove l’identità non è solo un costrutto personale, ma una manifestazione di forze cosmiche più ampie. Prendiamo ad esempio il teatro Noh giapponese, dove gli attori indossano maschere che non solo coprono il volto, ma rappresentano anche la trasformazione dell’anima, il passaggio attraverso il sacro. In questo contesto, la maschera è un potente simbolo di unione tra il mondo degli uomini e quello degli spiriti, ed è attraverso di essa che l’attore diventa canale di una realtà superiore, non limitata dalla sua individualità. In molte tradizioni orientali, quindi, il travestimento non è visto come un gioco o un atto di autoespressione, ma come una pratica che permette all’individuo di liberarsi dall’ego e di diventare uno strumento per un messaggio più grande.
    Se guardiamo al cosplay attraverso questo prisma orientale, ci accorgiamo che potrebbe sembrare un’interpretazione superficiale, lontana dalle profondità spirituali e rituali che caratterizzano molte delle tradizioni asiatiche. Ma al contempo, è interessante osservare come il cosplay moderno stia acquisendo una dimensione quasi rituale per molti dei suoi praticanti. Le convenzioni di cosplay, le performance e le competizioni sono eventi che vanno oltre la semplice estetica del travestimento; in molti casi, rappresentano momenti di celebrazione collettiva, dove la persona che indossa il costume non è solo un singolo individuo, ma un canale attraverso cui i temi, le storie e le tradizioni di un certo personaggio prendono vita. In questo senso, il cosplay può essere visto come un micro-rituale che, pur essendo legato a un universo fantastico e commerciale, porta con sé una forte componente di trasmissione di significati e valori collettivi, non dissimile da quelli che possiamo trovare nelle culture orientali.
    Una riflessione interessante emerge quando pensiamo al concetto di “identità” e “maschera” in Oriente e Occidente. In occidente, la maschera, sebbene possa essere simbolo di evasione, è anche un mezzo attraverso cui l’individuo si confronta con se stesso. La figura del supereroe, per esempio, non è solo un personaggio fantastico, ma una rappresentazione di una parte nascosta della personalità del cosplayer: la sua forza, la sua capacità di proteggere gli altri, o la sua vulnerabilità. Indossare il costume di un personaggio diventa così un atto di esplorazione interiore, un processo di consapevolezza di sé che, sebbene avvenga nel contesto di un gioco, ha comunque un impatto significativo sull’individuo.
    Al contrario, nella filosofia orientale, l’identità non è vista come qualcosa di fisso o da costruire attraverso azioni individuali. La cultura orientale tende a concepire l’individuo come parte di un flusso più ampio, in cui il concetto di sé è fluido e in costante evoluzione. La maschera, nel contesto orientale, non rappresenta solo una variazione di identità, ma un passaggio verso qualcosa di più grande, verso un ritorno all’armonia cosmica. In questo senso, il travestimento può essere visto come una modalità di liberazione dall’illusione del sé individuale, un modo per tornare all’essenza universale, in perfetta sintonia con le forze della natura.
    Questa differenza nell’approccio alla maschera e all’identità emerge chiaramente nel confronto tra le tradizioni del teatro Noh giapponese e le moderne pratiche di cosplay. Mentre il cosplayer occidentale si appropria di un personaggio per esprimere aspetti di sé nascosti, il performer orientale usa la maschera per annullarsi e diventare uno strumento per una realtà più ampia. L’approccio orientale enfatizza la fusione tra l’individuo e il cosmo, dove l’identità personale è meno importante dell’armonia con l’intero. In questo modo, mentre il cosplayer occidentale esplora e celebra l’individualità, il praticante orientale tende a cercare una trasformazione che lo conduca oltre l’individualità stessa.
    Nonostante queste differenze, il cosplay moderno sembra essere un punto di incontro tra questi due mondi. Se da un lato l’Occidente promuove una visione dell’individuo come protagonista della propria esistenza, dall’altro l’Oriente suggerisce una concezione di identità che trascende il sé individuale, abbracciando una visione più universale e spirituale. Il cosplay, pur nascendo in Occidente, potrebbe essere visto come una sintesi tra queste due visioni: un atto di espressione individuale che, attraverso il travestimento, permette di esplorare anche il rapporto con l’altro, con il collettivo e con l’universo.
    Il cosplay può essere interpretato come una pratica che non solo riflette le differenze culturali tra Oriente e Occidente, ma che offre anche una chiave di lettura per comprendere come queste due grandi tradizioni vedano l’individuo e la sua relazione con l’identità. Il travestimento, il gioco e la trasformazione sono temi universali che, pur radicandosi in contesti diversi, ci invitano a riflettere sulla fluidità dell’esistenza umana e sul continuo processo di ricerca del sé, che è sempre in tensione tra l’individualità e l’universale.